martedì 25 maggio 2010

Il Sudafrica nel XX secolo e la lotta contro l'apartheid.

di Simone Bagnato


Nel 1910 il Sudafrica acquisì lo status di dominion britannico a seguito di crisi interne molto gravi: • tra la fine dell’ottocento e l’inizio del nuovo secolo si era combattuta la guerra anglo-boera, che aveva contrapposto l’antica popolazione di origine olandese ai più recenti immigrati inglesi; • le tensioni tra la popolazione inglese, le popolazioni locali nere di diversa etnia e le popolazioni di origine indiana e di altre zone dell’Asia, si andavano aggravando, convincendo gli stessi boeri a integrarsi con la classe dirigente inglese fino a formare un’unica realtà sociale e politica. Di conseguenza venero applicate drastiche misure che limitarono fortemente i diritti di cittadinanza dei Neri, che rappresentavano circa il 60% della popolazione, e degli immigrati asiatici , a favore della popolazione di origine europea, pari a circa il 20% della popolazione totale. Stava nascendo la cosiddetta politica dell’apartheid, cioè della netta separazione nell’ambito dello stesso Stato tra le componenti di origine europea, africana e asiatica. Nel secondo dopoguerra questa politica venne ulteriormente inasprita facendo del Sudafrica uno Stato con istituzioni liberal-democratiche e una legislazione interna razzista.  Istituzione dell’ apratheid: Il termine "apartheid" è stato usato in senso politico per la prima volta nel 1917 dal primo ministro sudafricano Jan Smuts, ma, solo dopo la vittoria del National Party alle elezioni del 1948, l'idea venne trasformata in un sistema legislativo compiuto. I principali ideologi dell'apartheid furono i primi ministri Daniel François Malan, Johannes Gerhardus Strijdom e Hendrik Frensch Verwoerd (vero e proprio "architetto dell'apartheid"). L'apartheid aveva due manifestazioni: • la separazione dei bianchi dai neri nelle zone abitate da entrambi (per esempio rispetto all'uso di mezzi e strutture pubbliche); • l'istituzione dei bantustan, i territori semi-indipendenti in cui molti neri furono costretti a trasferirsi. In Sudafrica, mentre i neri e i meticci costituivano l'80% circa della popolazione, i bianchi si dividevano in colonie di origine inglese ed afrikaner. Gli afrikaner, che costituivano la maggioranza della popolazione bianca di origine olandese, erano da sempre favorevoli ad una politica razzista; mentre i sudafricani di origine inglese, malgrado il sostanziale appoggio dell'apartheid, erano più concilianti nei confronti dei connazionali neri. Nel 1931 Londra riconobbe di fatto l’indipendenza del Sudafrica, nell’ambito del Commonwealth, e la politica interna si spostò in senso sempre più marcatamente razzista. Durante la seconda guerra mondiale un gruppo di intellettuali afrikaner influenzati dal nazismo completò la teorizzazione del progetto dell'apartheid. La filosofia dell'apartheid affermava di voler dare ai vari gruppi razziali la possibilità di condurre il proprio sviluppo sociale in armonia con le proprie tradizioni. Più tardi venne creata un'organizzazione segreta per promuovere gli interessi degli afrikaner. L'apartheid prese definitivamente forma nel 1948. Le principali leggi che costituivano il sistema erano:• proibizione dei matrimoni interrazziali; • legge secondo la quale avere rapporti sessuali con una persona di razza diversa diventava un reato penalmente perseguibile; • legge che imponeva ai cittadini di essere registrati in base alle loro caratteristiche razziali (Population Registration Act); • legge che permetteva di bandire ogni opposizione che venisse etichettata dal governo come "comunista" (usata per mettere fuorilegge nel 1960 l'African National Congress (ANC), la più grande organizzazione politica che includeva i neri, di stampo socialista, ma non comunista); • legge che proibiva alle persone di diverse razze di entrare in alcune aree urbane; • legge che proibiva a persone di colore diverso di utilizzare le stesse strutture pubbliche (fontane, sale d'attesa, marciapiedi, etc.); • legge che prevedeva una serie di provvedimenti tutti tesi a rendere più difficile per i neri l'accesso all'istruzione; • legge che sanciva la discriminazione razziale in ambito lavorativo; • legge che istituiva i bantustan, ghetti per la popolazione nera, nominalmente indipendenti ma in realtà sottoposti al controllo del governo sudafricano; • legge che privava della cittadinanza sudafricana e dei diritti a essa connessi gli abitanti dei bantustan. Nel 1956 la politica di apartheid fu estesa a tutti i cittadini di colore compresi gli asiatici. Negli anni sessanta, 3,5 milioni di neri, chiamati bantù, furono sfrattati con la forza dalle loro case e reinsediati nelle "homeland del sud". I neri furono privati di ogni diritto politico e civile. Potevano frequentare solo l'istituzione di scuole agricole e commerciali speciali. I negozi dovevano servire tutti i clienti bianchi prima dei neri. Dovevano avere speciali passaporti interni per muoversi nelle zone bianche, pena l'arresto.  Lotta contro l’apartheid:
In Sudafrica l’inasprimento della legislazione razzista fu fortemente osteggiato da un movimento politico che raccolse consensi sempre maggiori tra le popolazioni discriminate, l’African National Congress. Esso fu istituito all’inizio del Novecento, ma i partito assunse il carattere di movimento di massa a partire dal secondo dopoguerra, quando ne divenne leader Nelson Mandela che finì con l’assumewre posizioni non violente, sulla base del modello ghandiano, dando vita a grandi manifestazioni, ad atti di disobbedienza civile e di resistenza passiva. La reazione del governo fu durissima. A Sharpeville nel 1960, a Soweto nel 1976 e nuovamente nel 1986, si ebbero vere e proprie stragi. Il Sudafrica dovette subire la dura opposizione dell’opinione pubblica internazionale, che si espresse anche con condanne da parte dell’organizzazione dell’unità africana e dell’ONU, e con pressioni inglesi così forti che il governo africano decise l’uscita dal Commonwealth nel 1961 e la nascita della Repubblica Sudafricana.  Fine dell’apartheid Tra il 1989 e il 1991, con la scarcerazione di Mandela si crearono le condizioni per l’abolizione della legislazione dell’apartheid. In un clima di pacificazione nazionale e di collaborazione, sia pur difficile, tra tutte le forze politiche, Mandela venne poi eletto presidente della Repubblica nel 1994.

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